Ciao a tutti Sharpyni!
Come state? Spero tutto bene!
Grazie ad Infinito Edizioni, ho avuto il piacere di intervistare l'autore de "Il viaggio di Destiny": Alfonso Reccia.
Prima di iniziare vorrei ricordarvi che potete trovare la recensione del libro (e la trama) cliccando su questo link: recensione "Il viaggio di Destiny".
Pronti? Iniziamo!
Ciao Alfonso, è un grande piacere averti qui. Ti ringrazio per aver accettato di intraprendere questa intervista. Iniziamo subito con una domanda mirata: chi rappresenta Destiny?
Destiny è l'emblema di migliaia di ragazze e donne che sono costrette a prostituirsi lungo le strade italiane, ma, per esteso, si può dire di tutta Europa e del mondo, perché purtroppo, lo sfruttamento della prostituzione è un fenomeno globale.
È stata la tua carriera universitaria a farti avvicinare all'Africa oppure c’è stato un altro episodio in particolare? Leggo che sei anche un fotografo reportagista! Raccontaci un po’ della tua esperienza.
Sì, in parte anche grazie ad alcuni studi che ho fatto, ma devo dire che l'interesse per l'Africa parte da molto prima. Probabilmente, proprio da quando ero piccolo e per le strade, che percorrevo in macchina o con altri mezzi, vedevo tante donne africane in strada, stare lì con vestiti succinti ore ed ore, alle inclemenze del tempo.
“Il viaggio di Destiny” non è un romanzo facile e a tratti si presenta molto crudo. Quanto ti è costato scriverlo? Quale emozione vuoi scatenare nel lettore?
I costi in termini di emozioni sono incalcolabili. Ho attraversato momenti molto difficili perché ho vissuto le storie raccontate in prima persona, svolgendo l'attività di volontariato con la mia ONLUS che si occupa, appunto, di portare aiuto alle vittime di sfruttamento sessuale. Però, grazie a vari successi nell'aver tolto dalla tratta diverse di loro, le emozioni sono state anche positive. Ciò che vorrei che capissero i lettori è che quando vedono una donna in strada, innanzitutto c'è un essere umano e poi anche storie drammatiche, vissuti complicati, e quindi vorrei che provassero empatia. L'empatia è il primo passo verso un miglioramento delle cose.
Qual è stata l’esperienza che ha scatenato la voglia di raccontare “Destiny”?
L'esperienza con l'associazione di cui accennavo. Ho scoperto anche io mondi mai immaginati così, e ho voluto che anche altre persone li conoscessero.
Il libro sembra volto anche a sensibilizzare il lettore verso una realtà, purtroppo, ancora esistente. Sbaglio?
Purtroppo, è ancora molto "fiorente" e ci sarebbe bisogno di uno Stato che facesse davvero lo Stato e si prendesse carico di risolvere un problema drammatico e di vastissima portata.
Hai nel cassetto altri romanzi? Di quali altre situazioni vorresti raccontare?
Ho nel "cassetto" molti altri racconti e romanzi. Alcuni sulla falsariga de “Il viaggio di Destiny” e “Fiori di Strada”. Ma altri, su nuovi argomenti per me.
Hai mai affrontato un tema così forte con i tuoi studenti? Se sì, che cosa gli vorresti insegnare?
Ho affrontato l'argomento con centinaia, forse già migliaia di studenti, non miei, ma delle varie scuole italiane, università comprese, e devo dire che il riscontro è stato sempre molto positivo. Vogliono conoscere e vogliono impegnarsi per poter cambiare, anche di poco, la realtà che li circonda.
Siamo arrivati alla fine, caro Alfonso, lasciaci un messaggio che vorresti trasmettere a tutti i lettori che ci seguono.
Il messaggio, specifico e generico allo stesso tempo, è di non farsi mai bloccare dalle apparenze e dai pregiudizi, e, quindi, di andare oltre, per capire l'essere umano in tutte le sue difficoltà, ma anche potenzialità.
E questo è tutto! Ringrazio l'autore e la C.E. per la disponibilità.