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Intervista a Giulio Guarino per "Non siamo all'altezza"

 Ciao a tutti Sharpyni!

Come state? Spero tutto bene!

Oggi sono qui perché ho avuto il piacere di intervistare Giulio Guarino per "Non siamo all'altezza" edito Rosabianca Edizioni.

Se siete curiosi di sapere la trama del libro (o di leggerne la recensione) vi rimando al post precedente perché qui ci occuperemo solamente della lunga e interessante chiacchierata fatta con Giulio.

"Non siamo all'altezza", ribadisco, è un libro particolarmente toccante, strano e a tratti fastidioso per il modo in cui viene riversato all'esterno l'istinto umano. Ma è anche un libro pieno di spunti di riflessione.

Il tema della famiglia disfunzionale è uno di quelli che, purtroppo, tocca la maggior parte di noi e Giulio Guarino ha deciso di parlarne in questo romanzo.

Ma cosa stiamo aspettando? Partiamo subito con l'intervista!

Sharon Lattanzi: ciao Giulio, grazie per essere qui con me! Ti faccio i miei più sentiti complimenti per “Non siamo all’altezza” (Rosabianca Edizioni), è un libro molto profondo che merita di essere letto. Ma partiamo subito con una domanda che mi frulla in testa da un po’ di tempo: da dove hai preso l’ispirazione? 

Giulio Guarino: ciao Sharpy! ciao a tutti gli Sharpyni! Grazie dei bellissimi complimenti, li apprezzo molto. È un piacere essere qui. “Non siamo all'altezza” (che per brevità chiamerò NSAA) nasce da un testo teatrale (sempre scritto da me) messo in scena a Roma nel 2018. Questo testo costituiva il 30% di quello che si trova nel libro e sostanzialmente l'avevo scritto per raccontare in maniera allegorica, efficace e impattante, una parte della storia della mia famiglia. Diciamo un 10%. L'urgenza di far diventare tutto questo un libro nasce affinché tutte le persone che hanno vissuto, o stanno vivendo, un contesto disfunzionale nel loro nucleo famigliare, sentano di essere comprese, mai sole. La componente che da molti è stata definita "grottesca" e "caricaturale", relativa ai personaggi e alla narrazione è presente per rappresentare tutto ciò che di inconfessabile coviamo dentro di noi. Per esempio: le nostre insicurezze (che spesso per le persone che ci incontrano non sono un punto di interesse o di approfondimento, ma solo di giudizio lapidario); quindi le ho rese esterne, visto che lo sport preferito di tanta gente è giudicare dall'apparenza. Mi sono chiesto: chissà se sarebbero in grado di giudicare con la stessa leggerezza una disabilità o una sindrome.

Sharon Lattanzi: l’ambientazione del tuo romanzo è fittizia, particolare. “La casa Baobab” mi ha colpita soprattutto per il suo nome! Perché hai scelto di chiamarla così? Ha qualche collegamento con Corteo? 

Giulio Guarino: la presenza costante di elementi naturali, legati alla botanica e alla natura, sono una grande dedica a mia madre che da sempre è appassionata di queste cose. Oltre a questo, il baobab è un albero millenario che si trova prevalentemente in Africa (dove ha origine l'umanità). Il suo nome deriva dall'arabo "bu hibab" che significa "frutto con molti semi" proprio come lo è Corteo (il capofamiglia) con i suoi figli. Poi si tratta di un albero che può raggiungere dimensioni mastodontiche, pesantissime, molto ingombranti, esattamente come sa fare una famiglia disfunzionale. 

Sharon Lattanzi: i personaggi da te creati sembrano avere tutti un punto di forza, una particolarità che li contraddistingue dal resto della società. Sono realmente punti di forza oppure, in realtà, rappresentano le loro debolezze? 

Giulio Guarino: come ti ho detto prima, le loro particolarità, le loro disabilità e le loro sindromi sono l'esteriorizzazione di tutti i disagi, le insicurezze, le perversioni, le fantasie inconfessabili, gli istinti mai esauditi di ognuno di noi. È importante, secondo me, suggerire ai lettori che qualsiasi sia la propria natura, l'importante è non portarsela dentro per sempre. È importante vivere al massimo della sincerità e del rispetto verso sé stessi. Oggi è fin troppo frequente l'istinto di strozzare la nostra essenza per paura di scontentare gli altri, di essere bersaglio dei loro giudizi. Credo che, invece, sia il caso di fare un bel respiro profondo, guardarsi allo specchio e accettare pregi e difetti per poi esclamare un liberatorio "sti cazzi!". Siate sempre quello che siete. se imparate ad amarvi e accettarvi per come siete, crescere e migliorare sarà molto più semplice. Perché lo farete per voi stessi!

Sharon Lattanzi: nel tuo romanzo si toccano temi molto delicati e non ti nego che, in alcuni punti, sono stati anche molto difficili da digerire. Un protagonista, in particolare, mi ha colpita: Sasha. Che cosa rappresenta? 

Giulio Guarino: lo zio Sasha, fratello minore di Corteo, rappresenta la risposta ostinata e contraria all'esperienza. Le cose che ci succedono nella vita ci portano inevitabilmente a fare delle scelte: alcune saranno giuste, altre sbagliate. Quando si sbaglia, teoricamente si dovrebbe imparare ad aggiustare il tiro, per migliorarsi e migliorare il proprio contesto. Ecco: tanta gente rifiuta di imparare dai propri errori e, anzi, sceglie di sguazzarci dentro, fondando addirittura la loro stessa personalità su quegli stessi errori. Tutto questo li rende schifosi. Quello schifoso di Sasha rappresenta la mitomania, la noncuranza, il veleno e la miseria che caratterizza tante persone che, purtroppo, ognuno di noi prima o dopo ha dovuto incontrare sul proprio cammino. Corteo stesso, che in quanto a mitomania e altre delicatezze non scherza, lo ignora arbitrariamente, come si fa con un cestino dell'immondizia. Ci si accorge che c'è solo quando è il caso di svuotarlo. 

Sharon Lattanzi: Giulia sembra essere “la parte debole” di tutta la famiglia. È davvero così? 

Giulio Guarino: assolutamente no! Giulia è la lucetta della buonanotte dentro ad ognuno di noi. Lei è quella soluzione iniziale, a volte parziale, è vero, ma che dà inizio al cambiamento. Giulia è la scintilla prima dell'incendio, che abbatte ogni male seminato dietro di noi e lo rende cenere. Tu sapevi che la cenere è considerata "il fertilizzante dei cauti"? Perché è così che si rinasce: con cautela e costanza. Se tu spargi della cenere nei campi, le piante cresceranno più lentamente ma con molta più bellezza. E io non so immaginare qualcosa di più forte di questa. 

Sharon Lattanzi: Corteo è un personaggio ambiguo perché, da una parte, non sembra interessarsi molto della famiglia mentre, dall’altra, assume un atteggiamento contrario. È lui l’apice della disfunzione?

Giulio Guarino: per ognuno di noi esiste l'origine dei nostri sbagli. Il problema è che quando li facciamo, ci sembrano normali. Ci è stato insegnato così e quindi facciamo così. Poi, con l'età, sopraggiunge una cosa che se cattura la nostra attenzione, ci salva la vita: l'autocritica. Corteo è totalmente privo di autocritica. Lui è la conseguenza della più completa assenza di giudizio. È l'autocompiacimento, l'egoismo, l'arroganza e la superficialità. è la marionetta della sua stessa megalomania. Non è un padre, è un fabbricatore di scudi umani da utilizzare per giustificare le sue stronzate. E questo sì, a volte può tradursi in premura e in dolcezza perché anche il peggiore dei soldati lucida il suo scudo. 

Sharon Lattanzi: siamo arrivati alla fine dell’intervista. Quale messaggio vuoi lasciare ai nostri lettori?

Giulio Guarino: ci sarebbero tante cose che vorrei dire. Ne dico solo alcune, non voglio togliervi troppo tempo: ascoltate sempre il prossimo e non pretendete che il prossimo vi dica quello che volete sentirvi dire. Allenatevi a riconoscere quando un consiglio è costruttivo e quando non lo è. Accettate il progresso e il cambiamento ma non adeguatevi ad esso, rendetelo un potente strumento nelle vostre mani. Aiutate sempre chi amate, siate per loro presenti e sinceri. Non cercate le persone solo quando vi serve, non iniziate mai una conversazione chiedendo "come stai?" se quella domanda non vi interessa davvero. Non rifugiatevi nella parasocialità (le relazioni virtuali), ma accorciate le distanze tra voi e gli altri. Credete in una comunità che vi accetti e che volete accettare, senza mai farvi fregare dall'insicurezza, dai giudizi facili, dalla ricerca di una complementarità utopica che non vi porterebbe mai a crescere e a mettervi alla prova. Allontanate solo chi, per trasmettervi "amore" vi fa venire il mal di pancia, vi fa piangere, vi fa giustificare con gli altri ogni sua azione, vi fa sentire soli. Voi non siete soli. Là fuori c'è tanta gente che vi vuole abbracciare, capire, ascoltare. Siate come loro. Amatevi, sempre. Siete all'altezza di farlo. Vi voglio bene. Grazie a tutti dell'attenzione.

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